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La VOCE ANNO XXIX N°9

maggio 2024

PAGINA d         - 28

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Segue da Pag.27: Mi sono sentito come se dalla terra stessi estraendo il mio stesso cuore”: testimonianze dalla fossa comune dell’ospedale Nasser

Abu Suleiman, direttore della protezione civile a Khan Younis, ha lavorato sul posto durante gli ultimi quattro giorni. Dice che lui e i suoi colleghi hanno recuperato finora oltre 300 corpi, confermando che un gran numero di loro mostravano segni di torture ed esecuzioni.

Abu Suleiman ha detto a Mondoweiss che le forze israeliane hanno deliberatamente compiuto omicidi indiscriminati all’ospedale Nasser e hanno cercato di nascondere i corpi in fosse comuni dopo averli raccolti in sacchi posti uno sopra l’altro. Molti dei corpi sono stati fatti a pezzi, alcuni addirittura tranciati a metà, mostrando segni di impronte di carri armati e cingoli di bulldozer.

“Non c’è stata alcuna moralità nel trattare i martiri e i morti”, ha detto Abu Suleiman.

Conferma inoltre di aver recuperato corpi con le mani legate con il nastro di plastica, che i soldati israeliani usavano per legare i prigionieri. Abu Suleiman dice che hanno trovato anche martiri con gli occhi bendati e la bocca chiusa con nastro adesivo

Sottolinea che la raccolta delle parti del corpo non è stata ancora completata e che il Ministero della Salute terrà una riunione nei prossimi giorni per svelare ulteriori dettagli.

Afferma inoltre che ci sono dozzine di fosse comuni in tutta Gaza. “Stiamo ancora contando e scoprendo fosse in vari luoghi, in base alla presenza di corpi in quelle aree, che ci porta a iniziare a cercare e scavare nelle vicinanze finché non troviamo fosse comuni e ne estraiamo i corpi a dozzine”, dice a Mondoweiss.

“Finora sono state scoperte quattro fosse comuni solo nell’ospedale Nasser”, continua. “Il numero dei martiri indica un massacro, e abbiamo trovato corpi con segni di tortura, con il ventre e il petto squarciati e con la testa fracassata”.

Le fosse comuni del complesso di Nasser non sono state le prime ad essere trovate a Gaza. Alcune settimane fa, fosse comuni come queste sono state scoperte nel complesso medico al-Shifa a Gaza City. In effetti, il numero dei corpi scoperti supera quello finora segnalato a Khan Younis. Ancora oggi vengono scoperti i corpi del massacro dell’esercito israeliano ad al-Shifa, avvenuto durante un assedio di due settimane. Prima di ciò, erano state scoperte fosse comuni nell’ospedale turco di Jabalia, nel nord di Gaza.

E ora, l’esercito israeliano si è ritirato dopo la conclusione del suo assalto all’ospedale Nasser a Khan Younis, lasciando dietro di sé una storia simile.

’Euro-Med Human Rights Monitor ha affermato di aver documentato finora un totale di 140 tombe senza nomi e fosse comuni in tutta la Striscia di Gaza, contenenti i corpi di migliaia di vittime. Queste tombe includono casi documentati di persone che sono state giustiziate.

“La scoperta da parte delle squadre della Protezione Civile di centinaia di corpi provenienti da fosse comuni nel complesso medico ‘Al-Shifa’ e nell’ospedale ‘Nasser’ rappresenta un capitolo oscuro nella storia delle violazioni militari israeliane”, ha affermato Euro-Med Human Rights Monitor. .

L’osservatorio per i diritti umani ha anche affermato che le fosse comuni di al-Shifa e Nasser hanno rivelato diversi corpi con le mani legate dietro la schiena, sollevando il sospetto che l’esercito abbia effettuato esecuzioni extragiudiziali di persone che aveva arrestato e detenuto.

Inoltre, l’organizzazione ha affermato che il processo di esumazione ha rivelato “la presenza di cateteri urinari o stecche ancora attaccate ai corpi di alcuni pazienti”, indicando che nell’ospedale ci sono state esecuzioni di malati e feriti.

Alaa Al-Arabashli, il padre che ha trovato suo figlio Moaz, ha detto che non avrebbe mai potuto immaginare che avrebbe dovuto cercare suo figlio in una fossa pieno di parti di corpi umani. Tuttavia, l’averlo trovato lo fa sentire in pace, sapendo che suo figlio è un martire.

“Ho raccolto mio figlio con le mie stesse mani e l’ho portato alla sua ultima dimora”, ha detto a Mondoweiss. “Mi sono sentito come se dalla terra stessi estraendo il mio stesso cuore.”

“Ma mi considero fortunato”, ha aggiunto. “Ho trovato mio figlio. Ci sono migliaia di persone che non sanno dove sono i loro cari”.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” – Invictapalestina.org

Segue da Pag.10 Madre: Alessandro Orsini - Le armi a Israele: ma quale "memoria storica"?

Per completezza di ciò che si cerca di chiarire, si segnala un testo di Luciano Canfora, ed. Dedalo, 2024, “Il fascismo non è mai morto”, in cui si può trovare un’analisi dettagliata dei suoi tempi di formazione, compresi quelli dell’antifascismo nel ’20 – ’21, prima cioè del suo costituirsi come governo nazionale. Solo per citare alcuni punti condivisi, vi si trova che la cronaca ha accelerato il consolidamento in Italia delle radici nel Msi, che il fascismo non è finito nel ‘45, nel senso che non ne basta la caduta a segnalarne la fine. A conferma di ciò, e in un’ottica internazionale, nel ‘60 fu realizzato il governo Tambroni, nel
‘67 in Grecia fu instaurato il governo dei colonnelli, in Cile il golpe nel ’73, in Argentina la dittatura di Videla, la formazione di neofascisti nella Germania federale, ecc. Analogamente al giacobinismo, non finito con la testa ghigliottinata di Robespierre, i concetti politici hanno 2 vite, la seconda concerne la valutazione di valori profondi. Se è vero che il fascismo fu inventato in Italia, il suo concetto è stato ampiamente dilatato nello spazio e nel tempo fino ad oggi. L’ultima fase relativa alla Repubblica di Salò, avrebbe dovuto poi scalzare la rivoluzione del ‘17 in Russia, mediante l’accentuazione del nazionalismo, del razzismo esportato anche negli Usa nel suprematismo bianco del Kkk. Infine, l’ambiguità ideologica che lo ha caratterizzato ha falsificato la restaurazione per rivoluzione, movimento di popolo invece di collusione con la piccola borghesia, nell’opposizione gerarchica, anti-egualitaria e anti-liberale a cancellazione delle idee propugnate dalla Rivoluzione Francese.

In tal senso allora, il fascismo va analizzato non solo nella sua complessiva dimensione storica, ma soprattutto nella sua funzione di movimento e regime di classe. Governo cioè di un’organizzazione statale di coesione e consolidamento imperialistico del capitale finanziario monopolistico delle multinazionali, formatesi a livello mondiale. Fascismo è allora, culla l’Italia, un modello di regime autoritario funzionale allo schiacciamento del lavoro (abbassamento salariale, eliminazione dei sindacati nella formazione del sindacato unico corporativo tra imprenditori e lavoratori, violenze a danno di questi ultimi, connivente la polizia, eliminazione fisica o carcerazione di intellettuali dissidenti e oppositori politici, ecc.), per la sicurezza dei profitti colpiti dalla crisi economica di sovrapproduzione, irrisolta sin dalla I° Guerra Mondiale. Questo modello fu subito esaltato negli Usa, usato nel New Deal da Roosevelt, poi in Germania da Hitler, mentre negli altri paesi europei e non (Giappone), incluse le cosiddette “democrazie occidentali”, in cui si doveva rafforzare l’esecutivo in ottemperanza alle esigenze egemoniche dei capitali più forti, in competizione per la rapina, allora coloniale, delle materie prime.

Non potendo essere eliminato il conflitto reale capitale/lavoro, questo poteva almeno essere dissimulato a vantaggio di un altro conflitto - quello che porterà alla II° Guerra Mondiale – altrettanto ineliminabile, tra capitali competitivi a livello internazionale. Gli stati moderni - nell’analisi del 1917 da parte di Lenin che qui si riporta - svolgono la funzione di “assoggettamento alla volontà altrui”, “apparato di costrizione, di violenza secondo il livello tecnico di ogni epoca”, “mutamento delle forme del dominio di classe”, “giustificazione all’esistenza dello sfruttamento del capitalismo”.

Già Engels (1894) aveva messo in guardia sulla mistificazione di un concetto di stato quale “organo della conciliazione delle classi”, invece di essere quello che mediava gli interessi interno alla classe borghese, ne costituiva l’ordine dominante e oppressivo in quanto forma di legalizzazione; e ancora, quello che sembrava al di sopra della società, super partes, e, nella forma democratica, “il miglior involucro possibile per il capitalismo”. L’inconciliabilità degli opposti interessi entro lo stato del capitale - “comitato d’affari” lo definirà Marx – condurrà a un primo passo nella “conquista della democrazia” per il proletariato e la maggioranza della popolazione, tagliata fuori dalla politica e dalla società nell’impoverimento progressivo. Ciò che successivamente la democrazia dovrebbe gradualmente e spontaneamente consentire, o almeno favorire, è un percorso di libertà dallo sfruttamento, ossia da un lavoro erogato e non pagato a formare i profitti che si avvalgono del dominio per la riproducibilità del sistema di capitale.

La disuguaglianza e pertanto l’ingiustizia sociale sono, non solo il presupposto di questo modo di produzione, ma la permanenza del diritto borghese alla diseguaglianza, riverberato nei cosiddetti “diritti” sociali o civili. La finzione massima diventa così il “diritto al lavoro” – invocato ancor oggi nonostante la sua inconsistenza rivendicativa e la sua irrisione nell’ironico scritto di P. Lafargue “Il diritto all’ozio” (1883). Non si ha mai chiaro che il lavoro, infatti, o meglio l’occupazione, si ottiene solo se si è produttivi, ovvero nelle condizioni di creare plusvalore, altrimenti si ingrossano le file di una sovrappopolazione stagnante o da mandare al macero.

Il non-senso del chiedere lavoro da parte di chi ne dipende, si concretizza nell’illusione di una parità – formalmente assicurata e sbandierata – ma sostanzialmente negata, irreale, tra lavoratori e capitalisti. L’unica libertà reale, in regimi autoritari o sedicenti democratici, è quella del capitale che dirige la produzione o la rapina di plusvalore nella speculazione e nella acquisita spartizione del mondo.

Il fascismo si è inoltre presentato come «terza via» tra democrazia e reazione, sul modello bonapartista, che in realtà altro non è che la stessa «seconda via» (la reazione) in forme moderne e pseudo-rivoluzionarie. A sua volta il modello originario è stato il «cesarismo» di sicura fascinazione per l’incultura procurata nelle masse. Per quanto riguarda poi il suffragio universale maschile - che fu ottenuto col sistema proporzionale in Italia solo dopo la guerra, per le elezioni del 1919, senza le limitazioni della legge giolittiana e a favore di socialisti e popolari – fu prontamente abrogato dal governo Mussolini mediante la suddetta legge Acerbo del ’23, in vista delle elezioni del 1924.

Non casualmente, questa legge fu usata a modello per la cosiddetta “legge truffa”, riproposta ma sventata nel 31 marzo 1953, durante il governo De Gasperi. A 20 anni di distanza, a fascismo storico “superato”, il meccanismo della legge elettorale (introduzione di un premio di maggioranza che avrebbe assegnato il 65% dei seggi della Camera a chi avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi) si ripresentava come arbitrio istituzionale della minoranza governativa per escludere la maggioranza del paese dalla partecipazione al potere. Ciò che conta sarà il suffragio dei mercati, non quello degli elettori.



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